BLOG : IL Menestrello

       La ricerca del bello e delle sue forme di espressione, il piacere di offrire sensazioni a se stessi e agli altri obbliga a guardarsi dentro e a guardare al mondo e ai valori veri della vita, senza farsi ingannare dalle paure e dalle false illusioni.  Obbliga a proiettarsi in una dimensione che non conosce faziosità e vede un mondo senza ombre, dove l’Uomo non può nascondersi dietro norme, leggi o fedi religiose, ma si trova nudo e solo con il suo essere, finalmente libero da tabù e convenienze che condizionano le scelte quotidiane.


       Cercare la bellezza è creare, è individuare le proprietà e le differenze e farne una sintesi che può manifestarsi con una forma propria e nuova. A volte questa forma può  ricordare qualcosa del passato, pur avendo fatto un passo in avanti nel suo cammino per avvicinarsi al futuro, è allora che questa nuova forma di bellezza, appena rivelatasi, può diventare una forma di Arte. E sarà vera arte se saprà evocare momenti di vita, sogni e fantasie che permettono all'uomo di un qualsiasi oggi di vivere emozioni senza tempo.

     Chi crea queste forme nuove e senza tempo, chi crea un’opera d’arte – pur non avendone coscienza – sa guardare negli occhi e sa di non doverli abbassare, perché consapevole che la sua opera esprime spontaneità, onestà e sincerità verso se stesso e verso tutti gli uomini.
Forse per questo non ha paura dello straniero, del forestiero in cui vede una parte nascosta e sconosciuta della propria mente, quella parte che vorrebbe vederlo sempre sognante e segretamente emozionato, quella parte di sé dove albergano le passioni e le sofferenze, ma anche la voglia – troppo spesso repressa - di viaggiare e la curiosità di arrivare dove gli altri non vogliono vedere.
      
      E’ questo desiderio di rappresentare la bellezza che spinge a sconfiggere la naturale paura di restare soli e a non temere né le differenze, né la voglia di scappare dalla folla, troppo spesso estranea e ostile. E’ l’arte che avvicina l’uomo all'Uomo e lo fa ragionare come se – per un momento – avesse dimenticato tutti i suoi tabù e riuscisse a parlare un’unica lingua comprensibile con tutto il mondo.

        Era settembre, una delle ultime serate dell’estate romana e passeggiando nei Giardini di Castel Sant'Angelo, mi sono perso tra suoni di altri tempi e di luoghi lontani, evocati dall'allegra compagnia di tamburelli, mandolini, chitarre e violini orchestrati da un Menestrello (Nando Citarella). Raccontava di amori e di emozioni eterne che trasmetteva con musiche medievali, arabeggianti e provenzali che trovavano una loro sintesi nelle melodie delle tradizioni dei canti e dei balli popolari dei paesi delle coste mediterranee, mentre voci che parlavano lingue diverse con parole antiche e attuali, riuscivano a trasmettere emozioni amiche e senza confini, come facevano i tamburelli e le corde delle chitarre e del violino che toccavano l’anima e i sentimenti, attraversando senza accorgersene le barriere del mare, della terra, del tempo e degli uomini.


ott. 2018

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