L'ansia
che mette una pagina vuota, una tela bianca, la paura della noia, a pensarci
bene, sono solo sintomo di incertezza, di insicurezza delle proprie capacità e del
timore di non saper fare altro che quello che ci hanno detto di fare e per cui
ci hanno programmato fin dai tempi della scuola.
Questo atteggiamento nasce da una società dove ognuno ha un compito specifico e deve
svolgerlo entro certe regole stabilite, senza preoccuparsi se il suo operato
sia coerente o organico con le regole della vita, dell'uomo, della natura.
Si deve
lavorare per vivere, non c’è altra scelta, altrimenti ci si deve sentire inutili – e si lavora per il
denaro che serve per poter vivere secondo le regole previste dalla società a
cui si appartiene.
Quindi per il denaro, per uno stipendio, per un onorario,
una parcella, una speranza si esegue – possibilmente al meglio, nel bene o nel
male - il ruolo per cui noi “siamo” nella
società.
Cosicché
l'onere del pensare da che parte, con il nostro lavoro, stiamo spingendo la
società, cioè da che parte andrà il mondo in tempi medi o lunghi, viene
delegato a chi, casualmente, o premeditatamente, si trova a poter gestire
l'amministrazione pubblica. Capace o no, il popolino che lavora non ha tempo e
nemmeno voglia di pensare a questi problemi che non lo riguardano da vicino.
Anche perché non li sente incombenti su di sé, tanto preso com'è dal proprio
egocentrismo e dalla smania di raggiungere quell'unico modello di vivere che conosce
o dalla frustrazione per sentirsene escluso.
La
libertà sta nel riempire quel foglio bianco senza che nessuno spieghi da dove
cominciare e senza sapere prima dove si andrà a finire.
La
libertà sta nel lasciarsi portare dalla strada che si sta percorrendo e nello
scegliere ad ogni bivio, guardandosi attorno e poi scegliere di nuovo al
prossimo bivio e andare ancora avanti per fermarsi solo quando ci si sente al
posto giusto.
La libertà le troviamo su quella tela bianca che è diventata un quadro pieno di colori, di sensazioni e di
immagini che esprimono il proprio senso della vita e che ci mostrano la strada percorsa.
La libertà si trova nel momento stesso in cui si stava decidendo da che parte andare, o che cosa si
sarebbe potuto scrivere, e poi si vede che la strada, o lo sviluppo della
storia, del pensiero o dell'opinione iniziale è stato solo un pretesto per
cominciare a camminare e per trovare il modo per comprendere che si sta “andando dove dobbiamo andare”.
Senza
sapere dove si arriverà prima di essere arrivati. Senza aver percorso strade
obbligate, a senso unico, e senza rispettare divieti di passaggio inventati per convenienza e, soprattutto
senza aver dovuto rispettare i tabù imposti da una società che non prevede eccezioni
e voli di fantasia, perché la fantasia, come la cultura non si mangia, ma
essenzialmente non si sa mai dove ci porterà e dove andrà a fermarsi.
Solo la strada che alla fine troviamo segnata sul foglio bianco sarà quella che porta alla serenità e
alla consapevolezza di conoscere almeno qualcosa di se stessi.
La ricchezza
vera sta nel tempo e la libertà sta nel poter scegliere, da soli, la strada da
percorrere per arrivare a quello che vorremmo fosse il nostro domani.
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