due passi dopocena
e un barbaglio, che rischiara appena
la selce lucente e scivolosa.
Tentenna schiva nella quiete
un’ombra che cerca conforto
dal peso di memorie viete,
da un tempo lontano e distorto.
Indugia, una mano nella tasca,
Segue un pensiero, cerca, s’affanna
e porge una carta scritta lasca
Poche parole antiche, a penna.
Vende una poesia per pochi soldi
e cerca uno sguardo che lo riscaldi.
24 gen. 2018
Ero andato a cena fuori con un amico e me ne
tornavo lentamente verso la macchina parcheggiata in una stradina secondaria in
salita. La strada era bagnata di rugiada e quasi non mi accorsi che un signore
alto, vestito dignitosamente, anche se evidentemente alticcio, mi veniva
incontro. La diffidenza verso il prossimo purtroppo è diventata abitudine e,
istintivamente, mi fermai. L’uomo mi si avvicinò e mi offrì una sua poesia che
iniziò a declamare con voce stanca e confusa ma melodica. Credo di aver perso
quel foglio di carta sgualcita e delle parole ricordo solo la musicalità. Mi
resta lo sguardo del venditore di poesie che mischiava parole smozzicate di
ricordi antichi con la dignità di non voler chiedere elemosine ma vendere
sensazioni.
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